Il mio nome Francesco Tarchini è
legato oramai da molto tempo al marchio ENCI “Del mio
canto libero”. Ancor prima a cavallo tra gli anni
'70/'80 ero un ragazzo attratto dal mondo animale in
genere, dal cane in quanto compagno di vita nello
specifico e poi dall'attività di selezione delle razze
canine, funzione quest'ultima che poteva gratificare
l'esigenza di esprimere anche in questo modo tratti
della creatività umana. Mi avvicinai ai cinofili già
noti in quegli anni e cercai di imparare per il semplice
gusto di farlo. Appresi cose che mi furono poi molto
utili e ancora oggi conservo un bellissimo ricordo e
gratitudine per costoro che furono, allevatori, giudici
e cinotecnici molti dei quali, aihmè, non più tra di
noi. Questa grande passione mi ha
portato a continuare l'esperienza cinofila, ring,
esposizioni, viaggi per andare a conoscere questo o quel
campione, quel pregiato riproduttore, le serate in
compagnia dei cinofili lì a parlare magari di un solo
esemplare, le sue prodezze, i suoi figli, il suo valore
genetico o ancora meglio i suoi tratti caratteriali
distintivi, aneddoti, miti e oggi penso forse qualche
menzogna! Aihmè il tempo è scivolato
veloce ma è stato bello ed intenso, non avevo altra
strada o forse semplicemente non la vedevo, il mondo
dell'allevamento del cane riempiva ogni mio spazio
libero e arrivare a realizzare esemplari di un certo
pregio nella pratica quotidiana è stato infatti
espressione di un canto di libertà.
Libertà tra e con loro, i miei amati esemplari,
moralmente percepiti ancor propri quelli affidati, le
persone e i proprietari succeduti nel tempo, amicizie
ancor vive, nuovi cinofili sul nascere conosciuti nel
viaggio guarda caso anche loro figliocci di quel tale
Maestro. Insomma siamo una banda, una
gang, una setta, gente particolare; abbiamo tra noi
cinofili evoluti un linguaggio e radunati sotto il
grande cappello della Federazione Cinologica
Internazionale, rappresentiamo un costume.
Da molti decenni vivo con i miei cani in una ridente
vallata della campagna Prenestina alle porte di Roma e
qui ci sentiamo nella nostra tana, siamo un branco.
I figli dei figli antenati dei cani che furono hanno le
stesse forme, colori ed odori dei loro nonni, di cui
porto tutto nel cuore. Tecnicamente, o
meglio cinotecnicamente si è mantenuto quel gene, se
vogliamo in onore di quella postilla espressa dall'Ente
Nazionale Cinofilia Italiana nella concessione di
affisso di allevamento nobile, imperativo ed impegnativo
mandato a noi allevatori: “per il mantenimento e il
miglioramento delle razze canine”. Spero che questa
avventura continui ancora per molto o almeno per il
tempo residuo dal buon Dio concesso; le stagioni si
susseguono cicliche ma qui in questo branco il tempo
sembra essersi sospeso.
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